Trent'anni fa aprirono gli xfiles

di Piero Giuseppe Goletto

Trent’anni fa viene trasmesso negli Stati Uniti, su Fox Television, il primo episodio di una serie televisiva completamente nuova che avrà grande influenza su tutta la televisione a seguire: The XFiles.

Chris Carter è un produttore esecutivo della Disney. Ha l’idea per uno show che non rientra nei canoni del Regno Magico disneyano, uno show con forti elementi paranormali e horror. Recuperiamo la sinossi della serie da Wikipedia: “Fox Mulder è un singolare agente dell'FBI: lavora in un settore chiamato appunto X-Files, un archivio dove vengono catalogati e raccolti tutti i casi ritenuti inspiegabili e di supposta natura soprannaturale. La passione di Mulder per tale genere di casi deriva dall'ossessione sviluppata in seguito ad alcune sedute di ipnosi regressiva e al conseguente riaffiorare del ricordo del traumatico rapimento della sorella, avvenuto, a suo dire, da parte degli alieni quando lui aveva dodici anni, sotto i suoi occhi. Da quando è entrato nell'FBI si è occupato di cercare di dare spiegazioni e raggiungere la verità prestando fede a prove e testimonianze ritenute "impossibili" o prive di credito da parte dei suoi colleghi e della comunità accademica. All'inizio della serie gli viene affiancato un partner dai suoi superiori, Dana Scully, medico e scienziata che utilizzando le sue competenze scientifiche dovrebbe screditare le bizzarre tesi di Mulder. In realtà con il passare del tempo anche lei si troverà di fronte a fatti in grado di scuotere le sue certezze e la sua fede nella "scienza ufficiale”. Nel corso di anni di indagini in cui hanno a che fare con svariati casi di creature mostruose, esperimenti segreti, virus letali e rapimenti alieni, raccolgono indizi che sveleranno l'esistenza di un complotto ordito da un'enigmatica organizzazione, il Consorzio, che mira a tenere nascosta l'esistenza di vita extraterrestre intelligente e a facilitare una futura occupazione da parte dei Colonizzatori.”

Perché questa importanza? Prima di XFiles il modello della serie televisiva era quello della serie ad episodi autoconclusivi; certo, un episodio poteva essere diviso in due parti ma non si andava al di là di ciò. Carter introduce – anche per via delle vicende personali dell’attrice protagonista della serie, Gillian Anderson, che riceverà molti premi per la sua interpretazione di Dana Scully – una “mitologia” sicché vi sono episodi dove i due protagonisti lottano contro il mostro della settimana e altri dedicati a sviluppare, nelle direzioni più svariate, la mitologiGa del complotto alieno.

Un lavoro di grande equilibrio, così come è tutto basato sull’equilibrio il rapporto professionale e personale tra Fox Mulder (interpretato da David Duchovny) e Dana Scully. Tutto un portare in secondo piano, quantomeno dal punto di vista di chi scrive, un rapporto che sempre più è evoluto verso un legame sentimentale.

Ma l’importanza di XFiles si basa su altre ragioni. Chris Carter dimostra di avere ben appreso la lezione di una serie giallo-horror come Twin Peaks, e trae ispirazione dalle paure tipiche degli anni Novanta (basterebbe pensare alla strage di Columbine o Unabomber). Eppure…

Due slogan della serie sono particolarmente calzanti anche nei tempi attuali. Da un lato “la verità è là fuori”, e negli anni Novanta si poteva credere in una realtà condivisa, consensuale, anziché in una “narrativa” al punto che lo stesso Chris Carter in un articolo scritto nel 2021 per il New York Times ebbe a dichiarare che “stiamo vivendo tempi di incertezza, in cui la verità potrebbe essere inconoscibile”. Proprio questa ricerca della verità coglie tendenze al complottismo già presenti nella società americana (si pensi al caso Kennedy) e in qualche modo sottoline aspetti paranoici ivi presenti.

Nei tempi odierni la paranoia infatti sembra essere alquanto diffusa nella società americana. Eppure i due agenti della FBI indagano, raccolgono prove, interrogano testimoni e in sostanza cercano la verità sui fenomeni paranormali così come sui rapimenti alieni.

E XFiles ha influenzato qualcuno? Citiamo due casi. Stranger Things, già noto per avere rilanciato “Running up that Hill” di Kate Bush, parla anch’essa di fenomeni paranormali, cospirazioni governative, laboratori segreti, e Lost propone la narrazione delle storie di un gruppo di sopravvissuti a un disastro aereo con forti suggestioni sovrannaturali e fantascientifiche.