LA TIVU' COMPIE SETTANT'ANNI

di Piero Giuseppe Goletto

Ci si dovrebbe interrogare, e con spirito costruttivo, oggi che la televisione in Italia compie 70 anni, su quanto abbia saputo rappresentare il Paese. Lo spirito non può che essere costruttivo perché la televisione ha enormi meriti: ha alfabetizzato una parte di popolazione; rappresenta letteralmente una, se non la principale, memoria condivisa di questo Paese e nello stesso tempo uno specchio in cui riflettersi anche se non è detto che offra il profilo migliore della società.

Quando chi scrive era bambino, c’era solo la RAI e la televisione era in primo luogo la tv dei ragazzi – un segmento che oggi andrebbe ricostruito.
Si affastellano i ricordi, che cominciano ad essere relativamente lontani nel tempo per una generazione che è cresciuta con Lassie, così come con Stingray, UFO nonché Scacco al Re, il Dirordorlando dal sapore medioevale e naturalmente il leggendario e geniale Giochi Senza Frontiere. E c’era l’informazione a portata di ragazzo: Avventura e Apriti Sabato e poi Tandem e i programmi dei “grandi”. Pochi anni dopo nacquero le televisioni private, poi i grandi network commerciali, e ora lo streaming…In quest’epoca complicata, la priorità è guardare avanti.

Questo vuol dire privilegiare la “televisione civile” di cui parla Mariano Sabatini in un libro dedicato a Luciano Rispoli, giornalista, dirigente, conduttore, una tra le figure più rilevanti della televisione pubblica accanto ai “grandi nomi” che tutti conosciamo e ricordiamo. Proprio la televisione pubblica (e quella italiana in diversi casi ha saputo essere tra le migliori al mondo, ciò che dimostra come le capacità tecniche, giornalistiche e artistiche ci sono) dovrebbe aiutare le persone a stare nella modernità. Ciò che chi scrive sta suggerendo è offrire strumenti per capire la realtà che sta innanzi a noi, allo stesso modo come per riuscire a vedere cinque mosse avanti in una partita a scacchi occorre la capacità di stare nel gioco e non solo saper muovere i pezzi secondo le regole. Ciò che si sta suggerendo è contribuire a rendere “attrattivo” e “interessante” non solo per i turisti ma per chi in Italia vuol fare impresa. Nulla di tutto ciò è esclusivo appannaggio dei soli programmi culturali o della divulgazione. Né dei talk show o di rubriche informative su reti pubbliche o privato. Messaggi e stimoli fondamentali possono passare anche tramite lo sport (abbiamo avuto maestri in questo) e lo spettacolo leggero: alla fine l’idea che si sta proponendo è aprire finestre sul mondo recependo la vita vera (che sta fuori dallo schermo a 55 pollici).