Pandemia: due temi meritevoli di riflessione

di Piero Giuseppe Goletto

La situazione sanitaria vede una crescita dell’incidenza dei positivi al COVID – 19  e se per il momento tutte le Regioni rimangono in Zona Bianca è pur vero che la situazione richiede di adottare ogni cautela possibile.

Da parte nostra desideriamo proporre due temi di riflessione.

Il primo di questi è il cosiddetto smart working: va detto che ciò che è stato fatto sinora è fondamentalmente telelavoro.

Non c’è dubbio che nella maggior parte delle realtà si sono diffuse competenze digitali che in condizioni normali sarebbero state acquisite in anni e che è emersa un’inattesa disponibilità al cambiamento, e la capacità di adattarsi a un contesto mutato nel giro di ore. E diciamo questo per esperienza diretta e personale.

Ci sono tanti “però”. Lo smartworking è uno strumento che ha enormi potenziali: basterebbe pensare alla sostenibilità sociale (parità di genere, discriminazioni geografiche) e ambientali (transizione ecologica) e al miglioramento dei processi indotto dalla digitalizzazione. Il problema non è solo la transizione verso la gestione per obiettivi. Il rischio da mitigare a tutti i costi è perdere relazioni umane e professionali, cosa che depaupera il lavoratore di una parte essenziale della sua attività e lo conduce all’isolamento.

Il secondo tema riguarda taluni atteggiamenti che – nel contesto pandemico – sembra essere esploso con le vaccinazioni.

Chi scrive condivide (almeno in parte) l’idea del sociologo Claudio Bezzi che sul blog “Hic Rhodus”[1] sostiene che “il Grande Disagio del Terzo Millennio esprime, ormai al calor bianco, questa aporia fra diritti individuali e diritti collettivi, fra individuo, nella sua singolarità, che pretende i primi, e Istituzioni che devono garantire i secondi. Si è spezzato il legame fra individuo e società (fra Ego e Istituzioni) che in forme assai diverse aveva tenuto assieme il Secolo Breve; sia in ottica liberale (la famosa manfrina che i miei diritti finiscono là dove cominciano i tuoi) che socialdemocratica (lo Stato vede e prevede, e noi ci fidiamo e pensiamo ad altre cose).[2]

Vorremmo mettere le mani avanti: lo stesso Claudio Bezzi dichiara di avere dubbi sul concetto qui esposto. Non stiamo esprimendo un giudizio sia perché non ne abbiamo titolo alcuno sia perché riteniamo che il Grande Disagio, che esiste, vada prima di tutto capito perché una parte rilevante di tale disagio deriva da situazioni individuali di precarietà.

Ma la comprensione di questo disagio richiede – se è permessa una metafora - di prendere la rincorsa e rendersi conto di quanto sia venuta meno la coesione sociale.  

 

[1] http://www.ilsaltodirodi.com

[2] Alla ricerca di un concetto (il Grande Disagio potrebbe andare bene) – Hic Rhodus (ilsaltodirodi.com)