Storia senza lieto fine di computer del passato

di Piero Giuseppe Goletto

Scrivendo l’articolo sulla riproposizione dei Commodore 64 e degli Amiga è sorta spontanea l’esigenza di ripercorrere la storia di Commodore. Commodore è anzitutto Jack Tramiel, il suo amministratore delegato; partita come fabbrica di macchine per scrivere, Tramiel intuisce nella seconda metà degli anni 70 le potenzialità dei microprocessori.

Acquista Mos Technologies che sarà il costruttore di uno dei primi microprocessori a 8 bit: il Mos 6502, che equipaggiò i primi PC Apple e ovviamente i PC Commodore.

Il primo PC della Commodore si chiama, in sigla, PET: Personal Electronic Transactor. La sua architettura prevede dapprima 4 Kbytes di memoria, ma si arriverà fino a 96 Kbytes (per dare un’idea, nel momento in cui giungiamo a scrivere questa frase, questo articolo occupa 16 Kbytes). Il sistema, che dispone di un monitor capace di visualizzare testi e di un registratore a cassette come memoria di massa, è governato da un programma denominato Kernal e si programma in un dialetto BASIC proprietario creato da Microsoft. Il PET evolverà poi nel modello CBM-II.

Il successo vero per Commodore arriva però con i computer VIC20 e C-64. Il VIC20 è concepito come una versione economica del PET; il nome deriva dalla presenza del Video Interface Chip, un processore dedicato alla generazione del suono e della grafica. Il VIC20 viene venduto in 2,5 milioni di esemplari; il C-64 è invece il computer più venduto nella storia.

L’obiettivo di Commodore nel creare il C-64 era offrire una macchina dotata di 64 Kbytes di memoria, laddove gli altri computer ne mettevano a disposizione al massimo 32 Kbytes (era un’epoca molto diversa da quella attuale, in cui i computer hanno 8 o 16 Gbytes di memoria).

 Peculiarità del C-64 era però che la parte grafica era gestita da un processore dedicato, il VIC-II con il quale veniva introdotta una sofisticata gestione degli sprite (gli sprite venivano utilizzati di norma per i personaggi dei videogiochi) offrendo una risoluzione 320x200 pixel. La componente audio era gestita da un altro processore dedicato, il Sound Interface Device, capace di generare 3 voci a 8 ottave contemporanee e un inviluppo basato sulla sequenza Attack-Decay-Sustain-Release (se ve lo state chiedendo: sì, è lo stesso tipo di inviluppo presente in molte tastiere e sintetizzatori, al punto che esiste un congegno che si chiama MIDIBOX entro cui sono presenti fino a 4 chip SID).

Le evoluzioni di mercato portarono poi a una vera e propria linea di prodotti, di cui alcuni modelli non ebbero il successo sperato. Tra questi prodotti spicca una versione con 128 Kbytes che era in grado di eseguire anche programmi scritti per il CP/M (sistema operativo diffuso in ambito professionale prima del MS-DOS).

Il Commodore 64 è però anzitutto una macchina concepita per giocare.

Si arriva così a metà degli anni 80 e all’era del Commodore Amiga. La sua storia è probabilmente la più affascinante in assoluto nell’informatica. L’Amiga doveva chiamarsi in origine Lorraine ed essere una console da gioco. I progettisti volevano fosse un computer.

La sua architettura doveva essere basata, come in effetti sarà, sul processore Motorola 68000, all’epoca tra i più potenti in circolazione, coadiuvato da almeno 256 kbytes di memoria tre coprocessori dedicati a funzioni specifiche: gestione dell’input-output, grafica e sonoro. Il chipset grafico permetteva di utilizzare una tavolozza di 32 e 16 colori spalmati in una palette da 4096 rispettivamente in bassa ed alta risoluzione. Negli stessi anni, Apple proponeva 128 kbytes e il display monocromatico, IBM 4 colori ed il futuro concorrente, Atari ST, garantiva una palette da 512. Il Chip sonoro offriva 4 canali PCM stereo.

Nello stesso periodo ci sono sintetizzatori di grande successo che usano la stessa tecnologia.

Nel corso dello sviluppo si decide che Amiga dovrà essere un computer e dovrà avere un sistema operativo multitasking a prelazione. Dal punto di vista tecnologico questo è degno di nota perché questo tipo di multitasking era disponibile solo su stazioni di lavoro che all’epoca costavano decine di milioni. Exec – il nucleo del sistema operativo di Amiga – è uno dei primissimi microkernel in circolazione; Intuition – la componente grafica – risente la cultura dei suoi progettisti che venivano dalla programmazione di stazioni di lavoro professionali.

L’Amiga viene venduta a 1.500 dollari, posizionandolo come concorrente di PC Ibm e Macintosh già affermati e corredati di numerosi software applicativi professionali. Il fatto che tutti i brevetti siano in capo a Commodore rende possibile documentare tutto: i manuali riportano anche gli schemi elettronici del computer. I manuali di programmazione sono eccellenti e sono pensati per garantire la compatibilità con i modelli futuri, per i quali i progettisti sono al lavoro già dal momento in cui i primi Amiga vengono messi in vendita.

Pochi anni dopo viene creata una linea di prodotti Amiga: con Amiga 500 si ha un computer più orientato verso aspetti ludici, quindi qualcosa di vicino a una console (ma è un computer vero); con Amiga 2000 un sistema professionale che consentirà anche di utilizzare applicativi MS/DOS grazie a una scheda che è un PC IBM compatibile. Un Amiga dotato di tale scheda è in grado di gestire tali applicativi simultaneamente a quelli proprietari. Considerando tutti i modelli Amiga, che nel tempo saranno 14, se ne vendettero 4 milioni.

Il primo problema dell’Amiga era di marketing: posizionare Amiga come stazione di lavoro professionale anziché come console da gioco considerando che il suo ambito elettivo è tutto ciò che ha a che vedere con la computer grafica professionale e le produzioni audiovisive. Serie televisive come Max Headroom o Babylon 5 fecero in effeti largo uso di Amiga per gli effetti speciali grazie a periferiche progettate e realizzate da soggetti esterni al costruttore.

Chi legge tenga conto che Amiga veniva usato nelle regie RAI e Fininvest come titolatrice elettronica e per gli effetti video con un costo complessivo di 5.000 dollari al posto di sistemi che all’epoca costavano da 50.000 a 75.000 dollari.

 Inoltre, quando parliamo di computer grafica professionale ci riferiamo per esempio al CAD, quindi tutta l’area della progettazione ingegneristica e architettonica, oppure all’editoria elettronica. Significa anche tutto il campo delle presentazioni (avete presente Powerpoint?). Pensando a ciò che è venuto dopo, in particolare a Windows, la tecnologia Amiga aveva molto senso.

Dovremmo parlare del management di Commodore. A metà degli anni 80 Jack Tramiel, che ha fondato Commodore, viene estromesso dalla società; da quel momento si succedono amministratori delegati che commisero errori strategici, tagliarono gli investimenti in ricerca e sviluppo, si conferirono retribuzioni fuori mercato.

Gli investimenti in ricerca e sviluppo dovevano servire a posizionare Amiga come computer di fascia alta oppure a estendere la stessa tecnologia ad altri produttori (su licenza) e ciò significava non solo far evolvere i diversi processori grafici e audio ma finanziare la progettazione e la realizzazione di una versione modulare di tale sistema, in modo da consentire un facile aggiornamento dello stesso. 

Nel tempo ciò avrebbe significato riprogettare Amiga per poter utilizzare le architetture ad alte prestazioni che stavano emergendo e i processori nuovi che permettono la protezione della memoria, cosa non disponibile sui processori 68000. Avrebbe anche significato realizzare una compatibilità con i mondi IBM-MS DOS e Unix (ora con Linux)

Questo riposizionamento significava ad esempio separare nettamente la vendita dei computer di fascia bassa da quella delle workstation di fascia più elevata (e modulari), significava rafforzare i rapporti con l’aftermarket e i produttori di periferiche (dischi fissi, espansioni di memoria, ecc).

Tra gli errori strategici, ad avviso di chi scrive, vi fu (come ricostruito da Ars Technica) la mancata stipula di un accordo con Sun Microsystems, che all’epoca era uno tra i più importanti costruttori di stazioni di lavoro di fascia alta e altissima, che intendeva realizzare un modello o una linea di modelli basandoli sull’architettura Amiga e sistema operativo Unix, mettendola – presumiamo – in concorrenza con il computer NeXT di Steve Jobs.