Luca Mercalli mette in guardia sui segnali del clima

di Piero Giuseppe Goletto

Domenica 27 giugno 2021 il Prof. Luca Mercalli, meteorologo, climatologo, divulgatore scientifico e accademico, ha tenuto una conferenza, moderata dal Prof. Fulvio Romano, intitolata “Clima e ambiente: quali segnali futuri per il nostro territorio?” trovando un pubblico attento e partecipe in cui però non erano presenti giovani.

Fulvio Romano e Luca Mercalli, per inciso, hanno svolto insieme importanti attività sia sul piano didattico, sia sul piano della ricostruzione e storicizzazione di dati meteorologici e climatologici quando a nessuno interessava il clima e anzi le previsioni del tempo erano collocate di fianco agli oroscopi.

Mercalli nota che le serie storiche disponibili in Piemonte partono dal 1753 (1787 per la neve) e che due osservatori su tre fra quelli riconosciuti a livello mondiale dalle Nazioni Unite sono in Piemonte: osservatorio del Collegio Carlo Alberto e quello di Domodossola.

Si entra dunque nel vivo, parlando del nostro territorio. A Cuneo l’estate più calda fu quella del 2003 (con una media di 24,7°C) seguita dal 2017 (media di 24°9 C e poi dal 2019. Ma mai prima del 2003 si registrarono a Cuneo giorni in cui la temperatura ha toccato i quaranta gradi. La media attuale, riferita al 2020, è di 23,4°C ma devono ancora trascorrere tutto Luglio e tutto Agosto. Questi dati risultano di 5° C al di sopra di quelli dei corrispondenti periodi degli anni compresi tra il ’61 e il ’90.

Mercalli osserva che il livello di anidride carbonica nell’atmosfera è di 420 ppm quando alla fine del ’700 esso era 280 ppm. Gli alberi servono – tolgono il 30% dell’anidride carbonica – ma questo gas resta in atmosfera per 120 anni e costa semplicemente troppo incamerarla. Il periodo di lockdown ha portato a una riduzione del 6,5% dell’anidride carbonica e un calo immediato delle PM 2.5 e PM10, ma non si può ricorrere al lockdown per risolvere il problema del cambiamento climatico.

Un rischio insito nel cambiamento climatico è l’innalzamento del livello del mare: ma questo implica il pericolo di perdere città come Venezia, Rovigo, Londra, Miami. Il cambiamento climatico scatenerà migrazioni – e come si è appena detto queste potrebbero avere luogo all’interno del nostro stesso Paese nel caso in cui si verificassero allagamenti o alluvioni dovuti all’innalzamento del mare.

Fulvio Romano rimarca che esiste un problema culturale: si tende a sottovalutare o non capire le informazioni che vengono dalla scienza. Affrontare il cambiamento climatico, come si spera avvenga alla COP26 a Novembre a Glasgow (COP = Conference of  Parties - United Nations Climate Change Conference, Conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite), richiede intelligenza e saggezza contadina, come quella dei viticultori che aggiornano le tecniche di coltivazione e migliorano il loro vino (acuto parallelo).

Luca Mercalli

Il problema è che affrontare il cambiamento climatico implica sacrifici: mangiare meno carne; usare il meno possibile l’aereo; prestare attenzione all’uso dell’auto – l’auto elettrica ha senso solo se alimentata da elettricità proveniente da fonti rinnovabili che azzerano le emissioni inquinanti. A proposito di rinnovabili, una fonte di energia ovvia è l’energia solare: pannelli solari potrebbero essere installati sui capannoni o in lande disabitate, oltre che sulle case, ove possibile.

Mercalli richiama l’attenzione sul fatto che senza seri provvedimenti di riduzione dell’inquinamento e del consumo di suolo si entrerà in un difficile contesto climatico, fino ad avere dopo il 2050 zone della Terra in cui il pianeta è effettivamente ostile alla presenza umana.

Per venirne fuori non basta il greenwashing, l’ecologismo di maniera, né si tratta di aderire a teorie pauperiste. Piuttosto, notano sia il moderatore che il relatore, si tratta di recuperare una tipica virtù piemontese come la parsimonia e, concludono i due relatori, fare uso dell’intelligenza.