Federico Leutrum: il Barone che salvò Cuneo

di Alessandro Claudio Giordano

 Tra le molte figure che hanno legato il loro vissuto a Cuneo, quella di Federico Leutrum di Ertingen è forse una tra le meno celebrate. Eppure questo militare tedesco di nobile famiglia salvò il capoluogo dalla capitolazione durante l’assedio franco spagnolo del 1744.

Le truppe assedianti erano arrivate alle porte del capoluogo dopo aver preso il castello di Demonte. Cuneo rappresentava l’ultimo ostacolo verso la pianura. Leutrum arrivato a Cuneo nel Ferragosto, si trovò, suo malgrado ad organizzare in pochi giorni, la resistenza della città. Oltre ai soldati, in gran parte mercenari stranieri, poteva disporre di poco più migliaio di volontari, e più precisamente di 3098 militari divisi in otto reggimenti, compresi quelli svizzeri. A questi andrebbero aggiunti un migliaio di volontari reclutati tra la popolazione civile di Cuneo, che all’epoca contava circa 12mila abitanti. Dal canto loro, gli assedianti comandati dal francese principe di Conti e dall’infante di Spagna arrivarono a schierare fino a 45mila uomini davanti alle mura, gli spagnoli dal lato del Gesso e i francesi dallo Stura. Da un punto di vista strategico, Leutrum divise Cuneo in undici quartieri. Chiese ai proprietari di case di consolidarle con opere difensive, preparare riserve di acqua e viveri. Fu organizzato un servizio antincendio e la chiesa di San Francesco trasformata in ospedale. Sotto i portici vennero creati dei dormitori e magazzini per le truppe. Le cantine invece rifugio per vecchi e bambini durante i bombardamenti. Il Barun organizzò in modo esemplare le difese e la vita cittadina. Quando il 12 settembre la trincea d'assedio venne aperta, ed il 22 ottobre l'assedio terminato, le truppe franco-spagnole non erano riuscite neppure ad avvicinarsi al cammino coperto. L'assedio era cominciato il 15 settembre con l'arrivo della prima bomba contro le mura di Cuneo. I cuneesi avevano cercato da subito di rintuzzare con veemenza gli attacchi nemici.

Vennero distrutti campanili e camini e i piemontesi ressero l’assedio che si spostò poi in battaglia il 30 settembre alle porte di Cuneo dove si affrontarono gli eserciti franco spagnoli e quello sabaudo forte di 40.000 uomini (25.000 furono guidati da Saluzzo dallo stesso Re). Dopo oltre quaranta giorni di battaglia, Carlo Emanuele III con 25.000 uomini, venne da Saluzzo a liberare Cuneo. Il 22 ottobre 1744 gli assedianti si ritirarono in Valle Stura. L'assedio era costato 6500 tra morti e feriti tra i franco spagnoli e 460 tra i piemontesi. Al di là degli aspetti militari, Federico Leurum ha rappresentato la figura di un uomo dai grandi valori etici ed umani. La sua carriera militare crebbe esponenzialmente con i successi sul campo. Noi l’abbiamo ricordato durante l’assedio di Cuneo. Questa fu però una delle tante vittorie che raccolse: combattè e vinse i Francesi a Exilles, e a Ceva, e liberò Asti, Alessandria e Casale dagli Spagnoli. Le vittorie gli fruttarono il grado di Generale e dopo la Pace di Aquisgrana tornò a Cuneo dove morì il 16 maggio 1755. Di Leutrum è però importante ricordare la rettitudine di fronte alla quotidianità che può cambiare scegliendo a volte il compromesso. Non fu così per il Barone che rifiutò più volte di abiurare la religione protestante per il cattolicesimo su richiesta del Re Carlo Emanuele III che lo aveva nominato Governatore Militare di Cuneo. Una coerenza alla quale rimase saldamente legato  nonostante in più occasioni gli fossero stati prospettati onori e denaro se avesse acconsentito a convertirsi al cattolicesimo.

La più alta rinuncia in rispetto alla sua fede fu quella del collare dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata (la massima onorificenza concessa dal Regno di Sardegna) a cui era stato designato da Carlo Emanuele III, che tuttavia non poté concedergliela poiché ciò era impedito dalla confessione protestante di Leutrum.“Ringrazio tanto Vostra Maestà; dico una cosa, che Dio mi perdoni: fede protestante, divisa d'alemanno, non posso morire da cattolico.” Così come si integrò totalmente nell’ambiente cuneese. Amava Cuneo, vi tornò e vi morì: “Gent ‘d Coni! Quando sotto una tenda io leggevo le pagine gloriose della storia del Piemonte e v’incontravo quelle che narrano i prodigi di resistenza e di valore operati dai Cuneesi, mi dicevo: ‘Ecco una gente che farebbe per me!’. Ora mi lusingo che quando mi avrete conosciuto più da vicino, direte voi pure: ‘Ecco l’om ca fa për noi!’”. Carlo Sigismondo Leutrum morì nella "sua" Cuneo il 16 maggio 1755. La diagnosi terminale fu edema, dovuto probabilmente ad una insufficienza renale. Ancora in punto di morte, di fronte a Carlo Emanuele III che gli proponeva un funerale con i massimi onori religiosi e militari ed una tomba monumentale, Leutrum rifiutò per l'ultima volta di convertirsi al cattolicesimo. Dispose di essere sepolto presso il Ciabàs, piccolo tempio valdese di montagna Per il rito funebre fu richiamato il Il Reggimento che lo accompagnò fino al luogo della sepoltura. Come già ricordato Leutrum fu un uomo forte e capace rimasto nel cuore dei cuneesi che scherzosamente lo chiamavano ed ancor oggi lo ricordano come Barùn Litrun. I più potrebbero collegare il Litrun per assonanza al litro e quindi alla voglia di bere. In realtà questa è una storpiatura dialettale e nulla ha a che vedere con il litro di vino anche perché all’epoca del Barone non esisteva il litro come misura ma la pinta. Del Barùn a Cuneo rimane una via poco lontano dal Municipio pochino no per uomo che si è dato completamente alla città.