Dilbert, satira nel cubicolo

di Piero Giuseppe Goletto

C’è un certo Dilbert, creato da Scott Adams, un ingegnere elettronico che vive in un cubicolo di un’azienda nella quale lui cerca di svolgere al meglio il proprio lavoro ma viene frustrato dal fatto che ogni buona idea viene soppressa e il merito non riconosciuto.

Ma non è Fantozzi perché non è un succube. Dilbert è colui che sopravvive in un ambiente fatto di cavilli e di generale ottusità svolgendo una mansione che nel fumetto non viene precisata.

 Il più diretto collega di lavoro di Dilbert è tale Wally, paradigma del “collega sfaticato” e Alice, che è sempre alacremente impegnata a lavorare, spesso a vuoto perché non avvertita per tempo dei cambi di programma o della cancellazione di un progetto. Con loro lavora Asok, stagista vittima predestinata di ogni problema dell’ufficio.

 Il capo di Dilbert è il “Capo dai Capelli a Punta”, di cui nessuno sa il nome, ma di cui tutti sanno che è l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. Totalmente incompetente in campo tecnologico, cosa notevole stante che Dilbert lavora in un’azienda del terziario avanzato, nella quale presumibilmente informatica e robotica giocano un ruolo chiave, fondamentalmente si occupa di stroncare qualunque iniziativa specie se intelligente.

 Dilbert e i suoi colleghi lavorano in minuscoli cubicoli, lavorano al computer e partecipano a riunioni per discutere di progetti, iniziative, collaborazioni senz’applicazione pratica.

 Le dinamiche che emergono nella striscia riguardano il rapporto con capi incapaci, le rivalità coi colleghi, scaricabili per ottenere premi di produttività o posizioni di prestigio, i difficili rapporti con colleghe carine e inavvicinabili.

 Molte gag vengono suggerite a Scott Adams dai suoi seguaci, che gli fanno pervenire soffiate fresche di giornata sulle scemenze sfornate in giro per il mondo. Abile cuoco, Adams seleziona, manteca, mixa, e sforna ogni giorno una nuova striscia.

 Dilbert vive solo con il suo cane Dogbert. Dogbert  è un personaggio sarcastico, tagliente e graffiante. I suoi obiettivi sono due: deridere Dilbert e dominare il mondo.

No, scusate: Dogbert aveva (almeno all’inizio) un altro obiettivo. Prendersela con Catbert, il direttore delle risorse umane.

Introdotto come controparte malvagia di Dogbert, Catbert venne eliminato e poi reintrodotto per consentire a Scott Adams per disporre di un personaggio che ha il perfido compito di rendere la vita lavorativa degli impiegati intollerabile.

 Un elemento satirico particolarmente forte della striscia è dato dal cosiddetto Principio di Dilbert: Scott Adams afferma con tono e approccio satirico che le aziende tendono a promuovere sistematicamente i loro dipendenti meno competenti a posizioni di middle management), allo scopo di limitare i danni che essi sono in grado di fare.

 In effetti la forza di Dilbert è di offrire un microcosmo di situazioni in cui è possibile riconoscersi.

Dilbert rappresenta tutte quelle persone qualunque che cercano di sopravvivere in presenza di relazioni lavorative disfunzionali, dove sono vincenti le faine (per usare le stesse parole di Scott Adams).

 Scott Adams fu autore di uno splendido scherzo alla Logitech spalleggiato da un alto dirigente. In pratica si è spacciato per un 'consulente motivazionale' ed ha guidato il top management a definire la nuova 'mission' aziendale. Ne scaturì una dichiarazione di missione talmente complicata da risultare priva di senso. Lo scherzo – perché ribadiamo di scherzo si trattava - fu apprezzato, segno di una sana cultura aziendale.

 Dilbert fu adattato come cartone animato per due stagioni la prima delle quali, che era incentrata sulla creazione di un prodotto denominato Gruntmaster 6000, vinse il Golden Globe.

Esiste un videogame dedicato a Dilbert, intitolato “Dilbert Desktop Games”, che non ebbe però grande successo.