CoMIX - Viaggio nel mondo del fumetto e dell’animazione": Bonaventura, Bibì e Bibò, Fortunello

di Piero Giuseppe Goletto

Negli stessi anni in cui nasceva Topolino negli Stati Uniti, in Italia iniziava la pubblicazione di Bibì e Bibò e Capitan Cocoricò.

Rudolph Dirks in realtà aveva esordito già nel 1897 negli Stati Uniti e si ispira alla storia dei pestiferi fratelli Max und Moritz, sulla cui base vengono creati i fratelli Katzenjammer.

Hanz e Fritz sono due gemelli, uno biondo e l’altro bruno.

Bibì e Bibò vivevano (forse adottati) in una famiglia composta da Capitan Cocoricò, un vecchio lupo di mare, Tordella, specialista nel fare torte. Ospite pressoché permanente della famiglia era “l’Ispettore”.

La traduzione italiana presenta storpiature con evidenti riflessi germanici: sono i terribili pampini teteschi, ja…

I due gemelli sono sempre occupati a fare marachelle; scoperti, vengono regolarmente sculacciati, ma i loro scherzi sono tutto sommato innocenti.

 

Negli stessi anni (1917) nasce il Signor Bonaventura. Secondo molti critici i tratti e il carattere del signor Bonaventura evocherebbero quelle del suo autore, Sergio Tofano in arte Sto. Come attore Sergio Tofano si caratterizza per la sua eleganza anche in ruoli minimi. Non posa. Non fa birignao. Ha idee come disegnatore e si propone e viene apprezzato dal Corriere dei Piccoli. Il Corrierino, in effetti, aveva bisogno di “eroi” creati da autori italiani. Sergio Tofano era tra quelli idonei.

Il Signor Bonaventura veste un cappello tondo, una redingote rossa e pantaloni bianchi; col tempo il suo disegno “dimagrisce” ma la sua personalità onesta e leale nonché la sua condizione (giustamente) fortunata non muta nel tempo. Né mutano i suoi antagonisti, quali Barbariccia (il torvo Barbariccia/dalla maschera verdiccia), e i suoi comprimari quali il baron Partecipazio, ladro e prepotente, il dottor Crepacuore, il commissario di pubblica sicurezza Sperassai, il vanesio Cecè.

Le avventure del Signor Bonaventura si concludono in un solo modo: con un bel biglietto di banca da un milione di lire (poi da un miliardo).

 

 

Sergio Tofano si calò nella parte del signor Bonaventura a teatro e diresse Paolo Stoppa in un film dal titolo “Cenerentola e il signor Bonaventura”. Negli anni ’80 il Corriere dei Piccoli ha visto una rielaborazione grafica del personaggio.

Quel che resta un secolo dopo sono, tra le altre, citazioni in Cicciput di Elio e le Storie Tese, in Cattivik, il rapporto con Marcovaldo di Italo Calvino, che fu illustrato proprio da Sto.

 

Sono anche gli anni di Bilbolbul creato da Attilio Mussino (che passerà alla storia anche per le illustrazioni di Pinocchio): un simpatico bambino di colore, che viveva letteralmente le metafore e i proverbi che incrociava sul suo cammino. La “sua” Africa era una giungla fiabesca in cui tutto poteva succedere e il personaggio era figlio della sua epoca storica.

E’ invece importato dagli Stati Uniti Fortunello (Happy Hooligan) che funse da ispirazione sia per l’omonimo personaggio di Ettore Petrolini che per la maschera di Charlot creata da Charlie Chaplin.

Fortunello è vestito da straccione e in testa indossa una lattina di metallo vuota. Si chiama così perché perseguitato dalla sfortuna a livelli comici. Ettore Petrolini porta a teatro Fortunello dedicandogli un celebre monologo fatto di “assurdità e rime grottesche”. Era dunque una macchietta molto apprezzata dai Futuristi e,

in effetti, resta un punto di riferimento e la cosa più simile al cabaret realizzata in quell’epoca.

Suggeriamo la visione della versione di Lino Patruno

.

Il testo del monologo di Petrolini può essere letto a

http://web.mclink.it/MI9809/words-readings/index-fortunello.html

 

Come Charlot, il Fortunello dei fumetti finisce nei guai per il suo buon cuore, e come Charlot si serve di una lattina di metallo come accessorio. Ricordiamo che Charlot ne Il Monello ostenta come se fosse un portasigarette d’oro una scatola di sardine lustra in cui è custodita una enorme varietà di cicche.