E l’eco risponde

di Alessandro Claudio Giordano


“Non ci si pente mai dell’attenzione che diamo agli altri. Se uno si comporta così, da vecchio non dovrà rimproverarsi di non essere stato sufficientemente buono con qualcuno.”


Sulla strada che dal piccolo villaggio di Shadbagh porta a Kabul, viaggiano un padre e due bambini. Sono a piedi e il loro unico mezzo di trasporto è un carretto rosso, su cui Sabur, il padre, ha caricato la figlia di tre anni, Pari. Sabur ha cercato in molti modi di rimandare a casa il figlio, Abdullah, senza riuscirci. Il legame tra i due fratelli è troppo forte perché il ragazzino si lasci scoraggiare. Ha deciso che li accompagnerà a Kabul e niente potrà fargli cambiare idea, anche perché c'è qualcosa che lo turba in quel viaggio, qualcosa di non detto e di vagamente minaccioso di cui non sa darsi ragione. La storia ruota attorno non solo a genitori e figli, ma anche a fratelli e sorelle e l'autore esplora i molti modi in cui i membri delle famiglie alimentano, feriscono, tradiscono, onorano, e si sacrificano l'uno per l'altro. Seguendo i personaggi e le ramificazioni delle loro vite, da Kabul a Parigi a San Francisco per l'isola greca di Tinos, la storia si espande gradualmente verso l'esterno, con un carattere ad ogni singolo momento o personaggio. C’è chi ha definito il romanzo troppo contorto, chi noioso, chi, senza mezzi termini, lo ha descritto come una copia venuta male dei primi due successi letterari dell’autore che ha riassunto la sua opera con una sola parola, puzzle. Il romanzo può essere visto, letto, vissuto, come un puzzle di cui ogni storia, ogni personaggio ne rappresenta un pezzo. Lo si può amare o no. Ciò che resta è un’opera degna di essere letta. La famiglia, i sacrifici, l’amore, la paura, la guerra, la povertà che ancora una volta fa da sfondo alla storia, alle storie, ci regala emozioni che crescono. La famiglia resta il fulcro di tutto. Da quel porto sicuro tutto ha inizio, in quel porto sicuro tutto fa ritorno.
“Ora so che ci sono persone che sentono l’infelicità con la stessa inevitabilità con cui altre amano: in segreto, con intensità e senza rimedio.”

Kaled Housseini è uno scrittore e medico statunitense di origine afghana pashtun. Figlio di un diplomatico e di un’insegnante, è ultimo di cinque fratelli. Nel 1980, dopo l’invasione sovietica, la sua famiglia ha ottenuto l’asilo politico negli Stati Uniti e si è trasferita a San José, in California. Laureato in medicina all’università di San Diego, nel 2003 ha scritto il suo primo romanzo, Il cacciatore di aquiloni, diventato uno straordinario caso editoriale tradotto in più di trenta paesi. Nel 2006 è stato insignito del prestigioso UNHCR Humanitarian Award da parte dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per l’impegno profuso a favore dei bambini rifugiati.Nel 2007, ha pubblicato il libro intitolato Mille splendidi soli, bestseller che, solo in Italia, ha venduto più di un milione di copie. Nel 2013 è uscito E l'eco rispose